
Claudia Lanteri è nata a Caltanissetta. I suoi, che qui hanno fondato un Teatro Stabile, le hanno trasmesso la passione per le storie, fin da piccolissima.
Dopo la laurea in Lettere Moderne a Palermo, ha proseguito gli studi a Roma con un master per professioni creative della Luiss Business School. Ha vissuto per cinque anni a Londra, collaborando con diverse aziende di moda, teatro, cucina e sport come artworker e web designer. Dal 2015 è ritornata a vivere in Sicilia, dove lavora come consulente nel campo della comunicazione strategica e dell’innovazione digitale, unendo la propria formazione umanistica alle competenze visive consolidate all’estero.
Appassionata di fotografia e critica letteraria, vorrebbe scrivere molta più narrativa e meno piani editoriali. Il suo racconto Il mio corpo di vetro è stato pubblicato dalla rivista “Malgrado le mosche”.
Titolo: L'isola a vuoto
Editore: Einaudi, app. 250 pp.
Pubblicazione: primo trimestre 2024
Diritti di traduzione e audiovisivi:
r.vivian literary agency
L’arrivo di un cadavere di donna turba la pace apparente dell’isola, un ragazzino cerca di ristabilirla, la perde, perde tutti i suoi cari; cerca di illudersi che un giorno o l’altro, a furia di dire il racconto, tutti i suoi cari possano ritornare.
Su un’isola vulcanica nel Canale di Sicilia vive Nonò, tredicenne figlio di un pescatore. Sveglio e curioso, passa l’estate a inseguire voci, lucertole, novità, letture e pettegolezzi della caserma, ma soprattutto le esplorazioni del naturalista Edoardo Dalmasso.
La vita tranquilla della comunità s’interrompe quando, durante una spedizione in mare, lo studioso intercetta un gommone alla deriva che trasporta Bruno Surico e il corpo inanimato della sua giovane moglie, Daisy. L’uomo racconta confusamente di essere scampato a un incendio a bordo della sua barca a vela, di cui sua moglie è vittima insieme allo skipper Ettore Domoculta, la moglie Elena e tre figli. Nel luogo indicato da Surico non si trova nessuna traccia del relitto.
Edoardo, in intimità col maresciallo Bonomo, solleva dubbi sulla sincerità dell’uomo ma Bonomo è scettico: i sospetti di Edoardo, invece, infiammano la curiosità di Nonò, che si dedica anima e corpo all’indagine.
Dopo pochi giorni, un mercantile soccorre, insperabilmente, un’altra naufraga di otto anni: Mattia Domoculta, muta in stato di shock.
Mattia viene affidata alle cure di Angelina, madre di Nonò. Convinto che sia complice di Bruno, Nonò decide di testarne la buona fede costringendola a immergersi nella nave-cisterna che rifornisce l’isola di acqua: per il terrore di annegare, Mattia riacquista la parola ma riferisce solo informazioni confuse.
Biancamaria, zia paterna di Mattia, manifesta il sospetto che lo skipper stesse manipolando Ettore. Nonò, sempre più preoccupato, si confida con il fratello maggiore, Filippo, chiedendogli aiuto.
Nonò e Filippo individuano il relitto: insieme ai corpi dei Domoculta, a bordo c’è anche un quinto cadavere, quello di Bruno.
Durante la risalita Filippo ha un malore fatale, e nella concitazione del momento Nonò non rivela a nessuno la scoperta, rimanendo per sempre imprigionato nel senso di colpa.
Ormai adulto, diventa Nofriu, l’uomo da chiamare quando c’è un lavoro che tutti scansano, che vive ossessionato dal ricordo di quei pochi giorni in cui la vita delle persone che più ha amato si è spezzata per sempre.
Continuare a immergersi in mare, così come ripetere il suo racconto, in eterno, a chiunque lo voglia sentire, gli dà l’illusione che le cose, prima o poi, avranno un finale diverso.