
Gessica Franco Carlevero è nata a Canale nel 1980 e vive a Marsiglia.
Dirige la rivista letteraria La Bibliothèque italienne, un progetto volto alla promozione della letteratura italiana contemporanea in Francia, e lavora come responsabile della comunicazione e del marketing per un’azienda vinicola.
Tra le sue pubblicazioni, il romanzo Metà Guaro metà Grappa, Fandango, 2006 (Premiato al Festival del Primo Romanzo di Budapest), i testi sulla scrittura creativa Meravigliosamente e A mente libera (Einaudi Scuola) e diversi raccolti pubblicati tra l’altro su Panta (Bompiani), L'Accalappiacani (Derive e Approdi), L'immaginazione, effe e L'inquieto.
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Titolo: Il buco, in pubblicazione
Editore: Sellerio editore
Rights: r.vivian literary agency
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Ma quello che rende il romanzo di Gessica Franco Carlevero così vibrante, e a suo modo luminoso, è la lingua. Una lingua che si piega e si adatta ai pensieri disordinati, affilati, teneri e taglienti della sua protagonista. La voce di Irma è vera, viva, incandescente. Ti accompagna nelle sue riflessioni mentre allatta, mentre scrive, mentre litiga, mentre guarda il mondo dal suo piccolo grande “buco”. E non è una voce costruita per piacere. È una voce che interroga e che resta.
Trentacinque anni e un buco in testa della circonferenza di un bicchiere.
La protagonista ha cominciato a strapparsi i capelli da bambina, un padre latitante per debiti di gioco e una madre che avvia una relazione con un ragazzo ancora minorenne, violento ed emotivo.
Dopo la laurea la protagonista non sa che direzione prendere e si lega a Giacomo, un ragazzo veneziano conosciuto per caso.
Al settimo mese di gravidanza, senza ragione apparente e senza conoscere una parola di francese, caricano gli scatoloni su un furgone e partono per Marsiglia nella speranza di un futuro pieno di occasioni che qui non sembra
Lui trova lavoro in una brasserie mentre lei si occupa del bambino.
E a quel punto la maternità si rivela più dura del previsto. Emergono idiosincrasie tra l’idea di madre immaginaria e la realtà dei fatti.
Nella nuova situazione di madre e moglie, la protagonista si ritrova a vivere alcune situazioni che aveva affrontato la madre un tempo, con tutta la volontà di non replicare lo schema, suo malgrado.
E la mancanza del padre, mai più tornato, e della madre assente benché presente, continua a manifestarsi in quel buco sulla testa.
Un tic, dicevano all’inizio, tricotillomania, scopre molto più tardi, testimone del passato che incide sul presente nonostante la volontà di eluderlo.
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Leggere questo romanzo fa scaturire molte domande, tra cui questa: esiste ancora una vita adulta da descrivere per un’intera generazione che non ha un futuro da chiamare casa?
Un romanzo originale e veritiero che consiglio a tutti coloro che vogliono comprendere meglio la nuova generazione.
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