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Valentina Durante

Valentina Durante è copywriter e consulente di comunicazione freelance.

Dal 2019 collabora con la Bottega di narrazione di Giulio Mozzi.

Ha pubblicato: La proibizione (Laurana editore, 2019), Enne (Voland, 2020).

L'abbandono, La nave di Teseo.

Titolo: L'abbandono

Autore: Valentina Durante

Editore:  La Nave di Teseo, pp 304

Dirittti di traduzione: r.vivian literary agency

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Esiste un modo, un farmaco, una terapia per liberarsi da un legame che, pur sciolto, continua a imprigionarci mentalmente? Se lo chiede Anna, trentotto anni, da poco separata dal marito e in panne con la sua attività di copywriter freelance. È tornata a vivere con il padre, un tempo insegnante di Lettere spietato e integerrimo e oggi pensionato ipocondriaco. Nella casa che l’ha vista bambina, presa dall’accudimento del genitore con le sue bizze e le sue manie e in affanno nel tentativo di rimettersi in pista con il lavoro, Anna finisce in un vortice di ricordi oppressivi sui quali si staglia la relazione tossica vissuta durante l’adolescenza con lui, Stefano: il fratello di intelligenza brillante ma dai comportamenti brutalmente narcisistici. Il peso di quel passato scomodo, tenuto a bada con fatica per ventitré lunghi anni, travolge tutto e tutti la sera in cui Anna decide di invitare Stefano a una cena di riconciliazione, dopo una lontananza che sembrava irrevocabile. 


“Valentina Durante scrive un romanzo ambizioso, con una lingua che tocca i nervi scoperti della nostra epoca, e personaggi – mai ammiccanti, ma vivi e potenti – che gremiscono le pagine della storia, narrata con mano ferma e sguardo sempre pieno di pietà e di bellezza. L’abbandono è un romanzo che finalmente fa ciò che si chiede a un romanzo: non consolare, non intrattenere, non mostrare, ma far scoprire al lettore una zona dell’animo umano ignota, nascosta, raccontandola con stupore e cura.” Demetrio Paolin

Titolo: Francesco

Editore: in sottomissione

Agente: r.vivian literary agency

«Nei miei libri mi interessa vedere le radici dei rapporti

conflittuali tra le persone - spiega la scrittrice Valentina

Durante - . Negli ecosistemi famigliari queste radici si dispiegano in tutta la loro potenza

e complessità. Il legame di sangue inscindibile convive

con un legame sociale che si fonda sull'obbligo, nella famigli non c'è nessuna libera le dinamiche evolutive,

portare tutti i personaggi a una trasformazione, a uno

sviluppo dinamico dell'interiorità" - Corriere del Veneto, Francesca Visentin

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  Per nitore, profondità di sguardo, potenza simbolica, rigore morale nella lingua, nessuno scrive come Valentina Durante.

  L’abbandono è una storia che turba, narrata con estrema consapevolezza, cura per le proprie ossessioni, e nessun intento provocatorio: perché Valentina Durante non ha solo il coraggio di guardare dove gli altri non guardano, ma sa farlo con la naturalezza di un bimbo che, sul limitare del giardino di casa, infila la manina nuda nel buco buio di un muro a secco, dove si annidano i serpenti.

  Nelle sue pagine, a una superficie dettagliata e scintillante corrisponde sempre una voragine: dal fondo qualcosa ci chiama, con lingua ancestrale; non possiamo sottrarci. Ne usciremo sconvolti, eppure grati. Sandro Campani- I passi nel bosco

 

Valentina Durante è una scrittrice rara, dotata di una voce magnetica e di un immaginario potente e cristallino.

L’abbandono, come tutti i suoi romanzi, riesce nel miracolo di scavare in profondità mantenendo la tensione sempre altissima. Un romanzo intenso capace di alternare la concretezza del mondo famigliare, segnato da un amore controverso e tragico, all’inafferrabilità delle proiezioni e delle immaginazioni, incastonate nel dualismo che fa di loro la condanna e l’assoluzione, la malattia e la cura. Giorgia Tribuiani- autrice di  Blu e Padri

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Sinossi

 

14 novembre 1985: il cuore di Francesco Busnello, un diciottenne in coma irreversibile dopo un incidente in motorino, viene trapiantato nel petto di Ilario Lazzari, un trentanovenne cardiopatico a cui restano soltanto poche settimane di vita. A praticare l’intervento è Vincenzo Gallucci, primario di cardiochirurgia dell’Ospedale di Padova, in quello che sarà il primo trapianto di cuore in Italia. Francesco Busnello è anche il cugino dell’autrice che, a quarant’anni di distanza, ricostruisce la storia dell’evento e soprattutto delle difficoltà di una scelta – quella dei suoi zii – che per l’epoca apparve eroica: fare un passo indietro rispetto al dolore e alla rabbia che ti prendono davanti a un lutto insostenibile quale è la perdita di un figlio per pensare a un gesto di generosità verso un qualcuno che non conosci, pur fra dubbi e opinioni divergenti (il trapianto di cuore poteva avvenire solo ad organo battente e, a metà anni Ottanta, il concetto di “morte cerebrale” non era stato ancora pienamente acquisito dal senso comune).

Ponendo a confronto la narrazione talvolta contrastante e imprecisa fatta dai media (il che apre al primo tema del romanzo: come nasce la narrazione di un fatto? A cosa possiamo credere?) con i ricordi personali annebbiati dalla bruma del tempo e perciò recuperati con la forza veritativa che è propria della scrittura, emerge una vicenda stratificata, ricca di complessità e colpi di scena, che restituisce non soltanto sé stessa, ma vizi e virtù di un intero Paese: dall’insabbiamento del vero primo trapianto cardiaco in Italia, praticato due anni prima a Milano, alle posizioni antiscientiste di alcuni ambienti intellettuali che vedono nel trapianto una predazione, alla complicatissima trafila per ottenere – in quello che si profilava come un nuovo “big business” in ambito sanitario – il nulla osta dall’allora Ministro della Salute, il democristiano e veneziano Costante Degan, preso tra i due fuochi del compiacere l’elettorato veneto e blandire i “baroni del bisturi” degli ospedali romani; fino allo scandalo finale, perché a Ilario Lazzari – che morirà sette anni dopo stroncato dall’Aids e con un cuore ancora sanissimo – venne trasfuso durante il trapianto del sangue infetto, sfuggito agli ancora superficiali controlli.

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