
Dario Voltolini ( Torino 1959) è autore di numerose raccolte di racconti, romanzi, volumi illustrati, radiodrammi, testi di canzoni e libretti per il teatro. Fra i suoi libri ricordiamo Una intuizione metropolitana ( Bollati Boringhieri 1990) , Rincorse ( Einaudi 1994), Forme d'onda (Feltrinelli 1996), Io ( Feltrinelli 2000) Primaverile ( Feltrinelli 2001), Le Scimmie sono uscite innavertitamente dalla gabbia ( Fandango 2006), Foravìa ( Feltrinelli 2010). Con Lorenzo Bracco ha scritto Oltre le colonne d'Ercole e Autunnale, Pacific Palisades ( Einaudi 2018), da cui Alessandro Baricco ha tratto uno spettacolo teatrale.
Attualmente dirige la collana Pennisole per la casa editrice Hopefulmonster
Titolo: Il Giardino degli Aranci
Data di pubblicazione: 14 Aprile 2022
Editore: La Nave di Teseo, pp120
Diritti di traduzione e cinematografici: r.vivian literary agency

Sinossi
Nino Nino, questo il nome del protagonista, ha conosciuto Luciana al liceo e se ne è innamorato nel modo estremo e audace che appartiene solo al primo amore: per attirare la sua attenzione si espone Il piacere estremo che lui provava senza ritegno, disegna arcobaleni e glieli offre in dono ogni giorno all’intervallo fra una lezione e l’altra. in presenza di Luciana Luciana, disorientata, accetta questi bizzarri omaggi, non lasciava spazio a nient’altro. poi però si “fidanza” inspiegabilmente con Attilio e la storia con Nino Nino finisce ancora prima di incominciare. Ora, dopo moltissimi anni, Luciana e Nino Nino hanno un appuntamento al Giardino degli Aranci: si sono rivisti per caso all’Ikea qualche giorno prima, entrambi sono sposati, hanno dei figli ma il desiderio di chiacchierare, di ripercorrere il passato è forte e li spinge verso questo incontro. È così che Nino Nino, andando verso il Giardino degli Aranci, si ritrova a dialogare con se stesso, a ripensare alle ragazze che lo hanno attratto prima della comparsa di Luciana nella sua vita, e a riconoscere che proprio quella passione così forte da non lasciare spazio a incertezze e paure, indolore nonostante l’esito incompleto dei suoi sforzi, l’ha fatto diventare un uomo capace di aprirsi con autenticità all’universo femminile. Finché, durante l’incontro con Luciana, la curiosità non prende il sopravvento e le chiede come siano andate davvero le cose al liceo… Una scrittura in stato di grazia, nitida e precisa, per raccontare una luminosa educazione sentimentale.
L’alto e il basso, la poesia e la balera, l’Ikea e Rilke, gli umori di un corpo adolescente e il latino letterario si trovano affettuosamente insieme, nel montaggio e nel pensiero. Ne risulta un mondo punk che è difficile non trovare irresistibile, qualunque ansia Voltolini ritragga. Cosa che alla fine non è poi così importante, con buona pace di Nino Nino. Perché l’attenzione di chi legge finisce per concentrarsi sull’intarsio, sulla grana preziosa del fondo, sulla provocazione del fiore che sboccia in mezzo allo smog.- Annalisa Ambrosio- Doppiozero
Uno si chiede: ma chi sono i maestri? Chi nell’invisibilità della grandezza non copre con la sua ombra la tua luce. La radice del fiore. E tu, lo sei. Se esiste una scrittura luminosa, saggia senza fronzoli e iniezioni razionali, questa è tua, Nino Nino vive e lotta “in questa danza di tutti noi”.
Grazie a exlibris20, ho scritto una lettera a Dario Voltolini, dopo aver letto "Il giardino degli aranci" (La nave di Teseo); è stata un'occasione, in tempo di confusioni inopportune sul senso della scrittura, per riaprire lo scrigno delle lezioni che Voltolini ci fece, a proposito di tempo, di io che narra, di ostriche e, sottotraccia, di Nino Nino. Grazie, D. (Leggete il libro!)- Alessandra Minervini-Facebook
Il Giardino di Voltolini è dunque un luogo mnestico di frenesia e di rincorse, di incomprensioni e di atti mancati, di memorie proustiane e giravolte malerbiane (a dispetto della mancata ascendenza del nome). Luciana non capisce che quel bambino era innamorato di lei, gli confessa (nel dopo) di essersi sentita una preda: è l’eterna storia del non prendersi degli amanti, anche quando gli occhi s’incontrano o lei è prigioniera in casa tua – ma in un’altra stanza. L’amore degli scrittori è questo affanno, questo tripudio estatico e solipsistico, il cui fine non è l’incontro, e il cui altro è in perenne fade out: Nino Nino si parla, e queste voci sonore («questo ronzio questo ronzare» avrebbe detto ancora Malerba), come svela il finale, sono udibili fuori, captabili dagli altri. Già: perché sono la letteratura, e la storia di Nino-Nino è una storia che l’autore racconta con la furia e la grazia della narrazione che corre a perdifiato verso un finale che non è un esito, ma una trovata: immagine, suggestione e perciò, meraviglia.- linkiesta.it- Gilda Policastro
A livello estetico la prosa è fluente, ma arricchita da un uso quasi ‘poetico’ della sintassi e della morfologia, che rimanda a grandi letture, a conoscenze erudite, a carotaggi enciclopedici (all’improvviso, l’elenco degli architetti contemporanei o la spiegazione del termine giapponese) con invidiabile padronanza tecnica nello svolgere un discorso anche metà linguistico, pur evitando consapevolmente sia le inutili filologie sia i logori citazionismi. E questa scrittura, davvero in stato di grazia, per l’autore torinese (classe 1959, almeno sei/sette titoli importanti, tra il 1990 e il 2017) una variegata ricchezza, tra nitore e precisione, tra arcaismo e modernità, è il non plus ultra nel risolversi nell’appassionante resoconto di una lucente educazione sentimentale.-- Guido Michelone-NiedernGasse