Dario Voltolini ( Torino 1959) è autore di numerose raccolte di racconti, romanzi, volumi illustrati, radiodrammi, testi di canzoni e libretti per il teatro. Fra i suoi libri ricordiamo Una intuizione metropolitana ( Bollati Boringhieri 1990) , Rincorse ( Einaudi 1994), Forme d'onda (Feltrinelli 1996), Io ( Feltrinelli 2000) Primaverile ( Feltrinelli 2001), Le Scimmie sono uscite innavertitamente dalla gabbia ( Fandango 2006), Foravìa ( Feltrinelli 2010). Con Lorenzo Bracco ha scritto Oltre le colonne d'Ercole e Autunnale, Pacific Palisades ( Einaudi 2018), da cui Alessandro Baricco ha tratto uno spettacolo teatrale.
Attualmente dirige la collana Pennisole per la casa editrice Hopefulmonster
Titolo: Invernale
Editore: La Nave di Teseo, pp 144, 2024
Diritti : r.vivian literary agency
Come ogni libro di Voltolini, anche Invernale è
un oggetto narrativo inesauribile nella sua apparente
semplicità. Così è, del resto, lo stile dello
scrittore torinese, che a partire dal felice esordio
di Urna intuizione metropolitana (1990) non
ha mai smesso di conservarsi fedele a una lingua
essenziale e insieme profondissima.
Invernale-Avvenire- Zaccuri-1711699645426.
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La chiusura del romanzo dona al lettore un finale da mandare a memoria: una preghiera laica di benedizione, che siamo
grati a Voltolini di aver composto: «Magari qualcuno o qualcosa o un niente, di quelli imprevedibili persino per lui, gli sarà
attorno nel non spazio, gli potrà far venire alla sua non mente una soluzione per me che, chissà,
riuscirà a comunicarmi o a far capitare» Corriere della sera- Paolin1708584049352
Ci sono parole e parole: molte si dimenticano subito (anche se non è mai detto…); mentre altre, come quelle della sentenza pronunciata dal dottore nell’ultima visita (”Non c’è più niente da fare”), “ci passano dentro. Continuano a scendere e scenderanno per sempre”. Le parole della letteratura, anche se non comparabili a un contesto così drammatico, sono, o dovrebbero essere, come queste. Quelle di Invernale lo sono. Doppio zero, Luigi Grazioli
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https://www.doppiozero.com/dario-voltolini-e-la-ferita-del-padre
“Invernale” è un romanzo potentissimo, che ti atterra mentre ti eleva e ti prende alle spalle mentre ti guarda in faccia - e Voltolini è un grande scrittore, c’è poco da fare.
Sandro Veronesi- Due volte premio Strega
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“Ho visto Voltolini maneggiare nelle sue storie quasi tutte le circostanze umane. All’inizio pensavo che avesse una borsa di scrittore rigonfia di attrezzini, procurati chissà dove, adatti a far ridere, commuovere, emozionare, svelare, riflettere. Ora ho capito he di attrezzo ne ha uno solo e se l’è costruito da sé. Gli basta una tasca per portarlo in giro e fa tutto meravigliosamente con quello.
Nessuno altro ce l’ha.”
Davide Longo- Requiem di provincia
"Magistero letterario, strazio, furia composta, bellezza, disperazione e pudore. Le ultime pagine di questo libro si leggono con le lacrime agli occhi.”
Antonio Moresco autore di I giochi dell’eternità
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“Tutto ciò che è fatto di carne, e ossa, è destinato a contaminarsi, a scontrarsi e a ferirsi. Il set di "Invernale" è un banco di macelleria, dunque un set ideale. Con il suo stile asciutto, tenero e brutale, Voltolini tenta di rispondere a una delle domande che ci accompagnano nel percorso di perdita e riconquista di una persona: quando è iniziato, come? C'è un momento in cui si comincia a morire? Si dice che la morte è parte della vita e come tale va intesa. Ma vale anche il contrario e questo libro ce lo mostra.
Se esiste un passaggio tra il regno dei vivi e quello dei morti, questo libro lo percorre: "pesando" la materia di cui siamo fatti. Affascinante, vagamente egizio, "Invernale" di Voltolini ci accompagna in modo originalissimo nel più comune e misterioso dei viaggi.”
Letizia Muratori, Spifferi
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Nino Nino, questo il nome del protagonista, ha conosciuto Luciana al liceo e se ne è innamorato nel modo estremo e audace che appartiene solo al primo amore: per attirare la sua attenzione si espone Il piacere estremo che lui provava senza ritegno, disegna arcobaleni e glieli offre in dono ogni giorno all’intervallo fra una lezione e l’altra. in presenza di Luciana Luciana, disorientata, accetta questi bizzarri omaggi, non lasciava spazio a nient’altro. poi però si “fidanza” inspiegabilmente con Attilio e la storia con Nino Nino finisce ancora prima di incominciare. Ora, dopo moltissimi anni, Luciana e Nino Nino hanno un appuntamento al Giardino degli Aranci: si sono rivisti per caso all’Ikea qualche giorno prima, entrambi sono sposati, hanno dei figli ma il desiderio di chiacchierare, di ripercorrere il passato è forte e li spinge verso questo incontro. È così che Nino Nino, andando verso il Giardino degli Aranci, si ritrova a dialogare con se stesso, a ripensare alle ragazze che lo hanno attratto prima della comparsa di Luciana nella sua vita, e a riconoscere che proprio quella passione così forte da non lasciare spazio a incertezze e paure, indolore nonostante l’esito incompleto dei suoi sforzi, l’ha fatto diventare un uomo capace di aprirsi con autenticità all’universo femminile. Finché, durante l’incontro con Luciana, la curiosità non prende il sopravvento e le chiede come siano andate davvero le cose al liceo… Una scrittura in stato di grazia, nitida e precisa, per raccontare una luminosa educazione sentimentale.
Titolo: Il Giardino degli Aranci
Editore: La Nave di Teseo, pp120, 2022
Diritti : r.vivian literary agency
Uno si chiede: ma chi sono i maestri? Chi nell’invisibilità della grandezza non copre con la sua ombra la tua luce. La radice del fiore. E tu, lo sei. Se esiste una scrittura luminosa, saggia senza fronzoli e iniezioni razionali, questa è tua, Nino Nino vive e lotta “in questa danza di tutti noi”.
Grazie a exlibris20, ho scritto una lettera a Dario Voltolini, dopo aver letto "Il giardino degli aranci" (La nave di Teseo); è stata un'occasione, in tempo di confusioni inopportune sul senso della scrittura, per riaprire lo scrigno delle lezioni che Voltolini ci fece, a proposito di tempo, di io che narra, di ostriche e, sottotraccia, di Nino Nino. Grazie, D. (Leggete il libro!)- Alessandra Minervini-Facebook
L’alto e il basso, la poesia e la balera, l’Ikea e Rilke, gli umori di un corpo adolescente e il latino letterario si trovano affettuosamente insieme, nel montaggio e nel pensiero. Ne risulta un mondo punk che è difficile non trovare irresistibile, qualunque ansia Voltolini ritragga. Cosa che alla fine non è poi così importante, con buona pace di Nino Nino. Perché l’attenzione di chi legge finisce per concentrarsi sull’intarsio, sulla grana preziosa del fondo, sulla provocazione del fiore che sboccia in mezzo allo smog.- Annalisa Ambrosio- Doppiozero
Il Giardino di Voltolini è dunque un luogo mnestico di frenesia e di rincorse, di incomprensioni e di atti mancati, di memorie proustiane e giravolte malerbiane (a dispetto della mancata ascendenza del nome). Luciana non capisce che quel bambino era innamorato di lei, gli confessa (nel dopo) di essersi sentita una preda: è l’eterna storia del non prendersi degli amanti, anche quando gli occhi s’incontrano o lei è prigioniera in casa tua – ma in un’altra stanza. L’amore degli scrittori è questo affanno, questo tripudio estatico e solipsistico, il cui fine non è l’incontro, e il cui altro è in perenne fade out: Nino Nino si parla, e queste voci sonore («questo ronzio questo ronzare» avrebbe detto ancora Malerba), come svela il finale, sono udibili fuori, captabili dagli altri. Già: perché sono la letteratura, e la storia di Nino-Nino è una storia che l’autore racconta con la furia e la grazia della narrazione che corre a perdifiato verso un finale che non è un esito, ma una trovata: immagine, suggestione e perciò, meraviglia.- linkiesta.it- Gilda Policastro